Il Patrimonio archeologico del museo è costituito da un ricco complesso di manufatti diversi per epoca, produzione e funzione, provenienti da vecchie collezioni private, donazioni e acquisti. I reperti, scoperti nella quasi totalità in vari siti archeologici della Sicilia occidentale, sono relativi a tutte le culture che si sono avvicendate o che sono state compresenti in questo territorio, dalla preistoria all'età bizantina. Il nucleo più ricco proviene dalle collezioni Hernandez e Pepoli ed è composto prevalentemente da oggetti recuperati ad Erice. I materiali sono esposti, secondo criteri topografici, tipologici e cronologici. Infatti all'inizio del percorso di visita sono esposti i reperti preistorici che offrono un ampio panorama di quasi tutte la facies culturali della Sicilia nord-occidentale, dalla fine del Paliolitico superiore all'età del Ferro. Al Paleolitico si riferiscono numerosi strumenti litici, inquadrabili nell'Epigravettiano finale (XII - IX millennio a. C:). Un ampio spazio è stato assegnato per i manufatti greci e sicilioti, databili tra la fine del V secolo a. C., provenienti in gran parte dalla necropoli e dal santuario della Malophoros di Selinunte, la colonia greca più occidentale della Sicilia, che fu terra di frontiera, al confine con il territorio fenicio-punico dell'isola.
All'interno del vano centrale a pianta circolare sono esposti i numerosi reperti di Erice, che rilevano la storia multietnica della Sicilia. Essi provengono infatti dal famoso santuario indigeno di Erice, dedicato in origine ad una divinità elima ignota che in epoca fenicia fu identificata con Astarte, poi con l'Afrodite greca e in epoca romana citata in una importante iscrizione. Tra i materiali provenienti dal santuario spiccano gli amuleti e gli scarabei riconducibili alla sfera "magico-religiosa" della cultura egizia e riferibili a tipi molto diffusi nel mondo fenicio-punico. Questi esemplari si collocano in un arco di tempo che dal VI potrebbe giungere fino al IV - III secolo a. C. . Nello stesso ambito artigianale si pongono inoltre, i preziosi pendenti di vetro policromo configurati a testa maschile e femminile. Dal santuario provengono inoltre un interessante gruppo di figurine animali, tipiche della plastica in bronzo fiorente in molti centri dell'isola nel VII-VI secolo a.C., e alcuni bronzetti che riproducono in piccolo grandi opere scultorie dell'antichità greca e romana, databili dalla seconda metà del VI secolo a.C. fino al I secolo d.C. . Gioielli in oro e gemme di epoca romana mostrano la devozione particolare da parte degli offerenti nei confronti di quella famosa dea che dall'alto della montagna proteggeva i naviganti. Il suo era infatti un culto internazionale, al punto che molti santuari del Mediterraneo erano dedicati alla venere ericina.
Una parte dell'esposizione è riservata alla grande cultura orientale fenicia e punica che più di tutte ha improntato la Sicilia occidentale nell'antichità, rappresentata dai reperti provenienti prevalentemente da Mozia , Birgi e Lilibeo. Non manca, inoltre, una parte dedicata alle anfore greche e romane, collocate vicini ad un rostro bronzeo risalente alla famosa battaglia navale delle Egadi del 241 a. C. che portò definitivamente la Sicilia nell'orbita romana. Un'ampia selezione di manufatti di uso comune quali, vasi da mensa, lucerne, pesi da telaio, ed altri oggetti di varia funzione, offrono un quadro significativo dei più frequenti oggetti di uso quotidiano greci, ellenistici e romani.
L'ultima parte dell'esposizione è dedicata alle iscrizioni greche, puniche che per lunghi anni si credeva fossero andati disperse ma che sono state invece ritrovate nel corso delle nostre accurate ricerche nei depositi del museo. Il percorso di visita si conclude nella contigua saletta delle epigrafi e delle sculture medioevali, in cui saranno esposti diversi elementi scultorei provenienti principalmente dal santuario dell'Annunziata, tra i quali spiccano l'architrave iscritta dalla porta settentrionale della chiesa, la nota colonna in iscrizioni cufica e tre lapidi con iscrizioni ebraiche, anch'esse riscoperte nei magazzini del museo Pepoli. Il soffitto virtuale della saletta è costituito dalla preziosa cupola in legno intagliato, forse in origine parte della copertura di una torre o di una cappella, pregevole opera di tradizione mozarabica da porre cronologicamente tra il Trecento e il Quattrocento.
Maria Luisa Famà
Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana |
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